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Newsletter 7/2025

22 settembre 2025

NEWSLETTER DELL’OSSERVATORIO DEMENZE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ – n.7/2025

Nel numero odierno viene trattato il tema dell’utilizzo dei criteri per porre la diagnosi di Mild Cognitive Impairment e  demenza di Alzheimer nel momento in cui si profilano all’orizzonte i nuovi farmaci. La confusione nel dibattito attuale tra l’uso dei criteri clinici e la valutazione biologica per individuare i pazienti candidati al trattamento richiede alcune precisazioni. Successivamente viene proposta una riflessione sull’uso dei nomogrammi nella pratica clinica corrente e sul loro rigore scientifico, necessario per poter prendere decisioni a livello individuale. Nel terzo contributo viene illustrata l’attività di formazione prevista dal Fondo per l’Alzheimer e Demenze 2024-2026. Questo importante investimento di risorse economiche e umane nella formazione dei professionisti sanitari e sociosanitari e nell’informazione e formazione dei familiari delle persone con demenza consentirà sicuramente di elevare la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria. L’approfondimento bibliografico riguarda la pubblicazione su Psychogeriatrics dell’indagine nazionale sulle condizioni socioeconomiche delle famiglie delle persone con demenza. Il quadro critico che ne emerge fornisce elementi utili a orientare azioni di sanità pubblica. Infine condividiamo il programma preliminare del convegno annuale “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza” che si terrà presso l’Istituto Superiore di Sanità il 27 e 28 novembre 2025.

(Nicola Vanacore)

Approfondimenti tematici – La diagnosi clinica di demenza di Alzheimer e di MCI al tempo dei nuovi farmaci: qualche precisazione

Secondo la Linea Guida (LG) su diagnosi e trattamento della demenza e Mild Cognitive Impairment (MCI) pubblicata sul sito del Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG), nel contesto della Legge Gelli-Bianco, la diagnosi clinica di MCI (raccomandazione 11) viene posta secondo i criteri NIA-AA del 2011 [Albert 2011- Tabella 1]. Nel paragrafo 3 dell’articolo di Albert intitolato “MCI—Research criteria incorporating biomarkers” si legge “In this section, we discuss the use of biomarkers in the diagnosis of “MCI due to AD”. Sempre nella suddetta LG la diagnosi di probabile demenza da Alzheimer’s Disease (AD) (raccomandazione 29) viene posta secondo i criteri NIA-AA del 2011 [McKhann 2011] che recitano “Nei soggetti che soddisfano i criteri clinici fondamentali per la probabile demenza da AD, l'evidenza di biomarcatori può aumentare la certezza che la base della sindrome clinica della demenza sia il processo patofisiologico dell'AD. Tuttavia, al momento, non sosteniamo l'uso di test per la ricerca di biomarcatori dell'AD per scopi diagnostici di routine”. Nella LG l’uso dei biomarcatori è ammesso comunque per i casi dubbi ed atipici nonché nella diagnosi differenziale delle varie forme di demenza (raccomandazione 14).

Oggi, nella comunità scientifica si discute molto se applicare i criteri clinici americani [Jack CR 2024] o quelli dell’International Working Group [Dubois 2024]. I criteri americani definiscono la demenza di Alzheimer in modo esclusivamente biologico (“AD should be defined biologically not based on a clinical syndrome”) mentre quelli europei definiscono la demenza di Alzheimer come un’entità clinico-biologica. Nel caso dei criteri americani, la presenza di qualsiasi biomarcatore anomalo del core 1 AD (ad esempio Aβ42/40 e p-tau nel liquido cerebrospinale-CSF) è sufficiente per porre diagnosi di demenza di Alzheimer [Jack CR 2024], nel caso dei criteri europei è necessaria la presenza di deficit cognitivi oggettivi e di biomarcatori dell'AD [Dubois 2024]. Nell’articolo sui criteri americani si afferma quanto segue: “Il nostro intento è quello di presentare criteri obiettivi per la diagnosi e la stadiazione della demenza di Alzheimer, includendo i recenti progressi nei biomarcatori, in modo che funzionino come ponte tra la ricerca e l'assistenza clinica. Questi criteri non sono pensati per fornire linee guida di pratica clinica step-by-step per il processo clinico né protocolli specifici di trattamento ma, piuttosto, sono utili come principi generali per la diagnosi e stadiazione della demenza di Alzheimer che riflettono le attuali conoscenze scientifiche”. La distinzione tra la diagnosi clinica nel SSN pubblico e l’uso di criteri diagnostici per attività di ricerca è fondamentale. È importante sottolineare che i criteri NIA-AA sono proposti da un’istituzione pubblica [Albert 2011; McKhann 2011], quelli americani ed europei da due gruppi di ricercatori [Jack CR 2024; Dubois 2024], come si evince facilmente dai titoli degli articoli. In questo contesto generale, non bisogna quindi confondere la valutazione biologica (presenza o meno della positività all’amiloide e la valutazione del genotipo dell’ApoE) per i pazienti candidati all’assunzione dei nuovi farmaci (stimati in circa il 10%), dalla diagnosi nella pratica clinica corrente prevista nella LG su diagnosi e trattamento della demenza e del MCI ed inserita nel SNLG. Il futuro della diagnosi di demenza di Alzheimer e di MCI nel SSN pubblico avrà sempre più un contributo della biologia ma, in attesa che le evidenze scientifiche siano più solide, bisognerebbe seguire oggi, nella pratica clinica corrente, le raccomandazioni della LG.

(Nicola Vanacore)

Progetti e piani strategici – La diffusione dei nomogrammi per predire la conversione da MCI a demenza

Il progetto INTERCEPTOR, i cui risultati principali sono stati sintetizzati nella precedente newsletter, ha prodotto come esito più rilevante la definizione di un nomogramma. Un nomogramma non è altro che la rappresentazione grafica di un modello predittivo che consente, nel caso di INTERCEPTOR, di calcolare il rischio di conversione a demenza di Alzheimer entro 3 anni per una persona con Mild Cognitive Impairment (MCI), sulla base di alcune variabili clinico-demografiche e su biomarcatori.

I nomogrammi consentono al clinico di valutare rapidamente il profilo di rischio di un paziente, facilitando decisioni personalizzate, la comunicazione con il paziente stesso e la pianificazione terapeutica basata sulle evidenze, favorendo un approccio sempre più orientato alla medicina di precisione.

Questi strumenti negli ultimi anni vengono proposti sempre più frequentemente per l’uso nella pratica clinica. Due recenti revisioni sistematiche [Chen 2022; Vermeulen 2025] sullo sviluppo di modelli predittivi di conversione a demenza nelle persone con MCI hanno evidenziato come, nell’ultimo decennio, siano stati condotti numerosi studi con questo obiettivo. Tuttavia, non sempre i risultati si sono tradotti in strumenti di applicazione pratica, come i nomogrammi. Le principali criticità di questi modelli, pur mostrando spesso buoni livelli di accuratezza nella classificazione con AUC variabili tra 0.58-0.98, riguardano la fonte dei dati e la selezione dei partecipanti, sollevando dubbi sulla loro generalizzabilità e validità esterna. Lo studio di Vermeulen et al., ad esempio, evidenzia come la maggior parte dei modelli sia stata sviluppata sulla coorte dello studio ADNI, finalizzato alla validazione di biomarcatori in un setting specialistico di ricerca, considerato poco rappresentativo della popolazione generale. Inoltre, entrambe le revisioni sottolineano che la maggior parte dei modelli non è stata sottoposta a validazione esterna.

Il progetto INTERCEPTOR può contare su elevati e omogenei standard per l’acquisizione dei dati grazie a una procedura di armonizzazione per l’acquisizione e analisi dei biomarcatori, con la definizione di procedure operative standard (SOP) applicabili anche nei centri clinici esterni al progetto.  La popolazione arruolata può essere considerata ragionevolmente rappresentativa della popolazione italiana con MCI, in quanto proveniente da 19 CDCD di secondo livello distribuiti su tutto il territorio nazionale e rappresentativi delle macroaree Nord, Centro e Sud.

Va sottolineato, tuttavia, che è stata completata solo la prima fase dello sviluppo del modello prognostico. Manca ancora la validazione esterna, necessaria per valutare la performance del modello su una coorte indipendente per confermarne l’accuratezza e la generalizzabilità. Tale validazione consentirebbe, se necessario, di ricalibrare il modello. Questo passaggio è reso ancora più importante dal fatto che il numero di 500 partecipanti allo studio inizialmente previsto non è stato raggiunto, principalmente a causa della pandemia di COVID-19. Il gruppo INTERCEPTOR sarà dunque impegnato, nel prossimo futuro, in questa nuova e fondamentale sfida.

(Flavia Lombardo)

Notizie dal Fondo Alzheimer e Demenze 2024-26 – L'attività di formazione/informazione del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2024-26

L’analisi delle prove scientifiche individuate durante la redazione della linea guida “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” ha sostenuto la formulazione di raccomandazioni riguardanti modelli di pianificazione e coordinamento dell’assistenza che, in una prospettiva di sanità pubblica orientata all’appropriatezza degli interventi, sottolineano l’importanza della formazione costante e aggiornata dei professionisti sanitari e sociosanitari e considerano imprescindibile il coinvolgimento delle persone con demenza e dei loro caregiver nel processo di cura. A tale riguardo, assumono un ruolo fondamentale gli interventi di formazione e supporto ai caregiver volti a migliorarne le abilità, rafforzare l’autostima e le risorse individuali, e a prendersi cura della propria salute, benessere emotivo e spirituale.

Nel 2017 l’OMS ha evidenziato, tra le sette azioni prioritarie per far fronte alla demenza, la necessità di pianificare programmi di formazione, informazione e sostegno ai caregiver/familiari di persone con demenza, che offrano strumenti concreti, equamente accessibili. La formazione diviene parte integrante del modello di assistenza nella demenza.

Nel contesto delle otto attività dell’Osservatorio demenze dell’ISS nel Fondo 2024-26, una macro-attività è stata dedicata alla formazione, declinandola in attività di “Disseminazione e implementazione della LG Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” (attività 1) e nella “Definizione e implementazione di un piano nazionale di formazione dei professionisti sanitari e sociosanitari e di informazione-formazione per i caregiver” (attività 4). L’obiettivo è la definizione di un Piano Nazionale di formazione strutturato ed integrato a più livelli, con il coinvolgimento dei Referenti regionali per la formazione, dei Referenti regionali al Tavolo permanente sulle demenze e dei professionisti che hanno partecipato ai corsi sulla disseminazione e implementazione della LG (Gruppo Regionale per la Formazione) (vedi newsletter n.1/2025). Sarà condotto a livello regionale un censimento delle attività di formazione già in essere sul tema della demenza, per consentire l’integrazione delle offerte formative con la definizione e implementazione di nuovi programmi.

L’attività coinvolgerà anche le quattro Associazioni nazionali di Pazienti e Familiari di persone con demenza (Alzheimer Uniti Italia, Federazione Alzheimer Italia, Associazione Italiana Malattia di Alzheimer - AIMA, Associazione Italiana Malattia Frontotemporale - AIMFT) che coordineranno un censimento delle attività di formazione/informazione per i caregiver e supporteranno la diffusione dei contenuti della LG.

Gli obiettivi specifici che caratterizzano il piano nazionale sono rappresentati da:

  1. Definizione di due nuovi strumenti online accessibili mediante piattaforme:

a)  Elaborazione di una versione italiana di un programma nazionale di formazione in modalità e-learning per caregiver e professionisti sanitari, in collaborazione con l’Università di Bologna, coordinato dal Prof. Rabih Chattat, già referente, nel progetto Age-it, del modulo “M5.9 Training professional and informal caregivers”;
b)  Elaborazione di una versione italiana di un programma di formazione e supporto per familiari/caregiver di persone con demenza prodotto e ideato dall’OMS (iSupport), in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana, coordinato dal Prof. Emiliano Albanese.

  1. Definizione di otto nuovi corsi di formazione residenziali presso l’ISS nel contesto della attività 1 del Fondo “Disseminazione ed implementazione della LG Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” (vedi newsletter n.1/2025).
  2. Implementazione di tre nuovi corsi FAD, coordinati dall’Osservatorio Demenze, dedicati ai caregiver/familiari di persone con demenza, ai Professionisti sanitari e sociosanitari e ai MMG.
  3. Definizione e diffusione di interventi formativi rivolti ai professionisti sanitari che lavorano nelle CRA/RSA, nati dalla collaborazione tra ISS, ASL di Modena e Fondazione Golgi-Cenci, finalizzati a migliorare la presa in carico e assistenza delle persone con demenza. Il piano sarà articolato su due livelli: a) organizzazione e diffusione di webinar, rivolti alle figure di coordinamento delle CRA/RSA, sulle principali problematiche clinico-assistenziali relative alla presa in carico delle persone con demenza b) definizione e realizzazione di percorsi formativi residenziali nelle Regioni Marche e Valle d’Aosta.

Queste progettualità si integreranno con i corsi residenziali dedicati al tema della demenza già condotti dal gruppo dell’Osservatorio Demenze.

(Nicoletta Locuratolo)

News dalla letteratura scientifica – Bisogni, criticità e prospettive nei servizi per la demenza secondo i caregiver italiani: evidenze dall’indagine nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità

Nel contesto del Fondo per l'Alzheimer e le Demenze 2021‑2023, l’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità ha condotto un’indagine nazionale che ha raggiunto oltre 2300 caregiver di persone con demenza esplorando diversi fattori di interesse. L’indagine si poneva lo scopo di analizzare le caratteristiche sociodemografiche delle persone con demenza e dei loro caregiver, l’accesso ai servizi di assistenza e tutela, e i costi della malattia, mettendo in relazione questi dati con i fattori che possono influenzare la rete di cura e l’assistenza delle persone con demenza, come la macroarea (Nord, Centro, Sud/Isole) di residenza. È stato recentemente pubblicato sulla rivista Psychogeriatrics, un articolo che riporta una prima parte dei risultati di questa indagine condividendo alcuni aspetti rilevanti della realtà italiana e le riflessioni che ne derivano.

I dati hanno evidenziato una scarsa diffusione della formazione specifica per i caregiver (34,1%). Inoltre, la maggior parte dei caregiver si affida ad altri familiari per la cura e l’assistenza (60,9%), mentre il ricorso a caregiver formali è limitato (39,0%) e diventa più frequente solo con il progredire della malattia o in presenza di contatti con associazioni dei familiari (riportato dal 44,7% dei caregiver). Allo stesso modo, il contatto con tali associazioni risulta positivamente correlato all’utilizzo dei servizi dedicati alle demenze, che rimane tuttavia poco diffuso (Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze, CDCD = 57,0%; Centri Diurni = 21,2; Medicina generale o cure primarie = 39,9%). Complessivamente, il 43% dei caregiver ha dato un giudizio negativo o molto negativo sui servizi dedicati alla demenza, indicando frequentemente la necessità di un potenziamento dell’assistenza domiciliare, dei servizi informativi, e delle agevolazioni economiche. Inoltre, sono emersi diversi fattori associati a un giudizio negativo o molto negativo sui servizi dedicati alla demenza. Tra questi figurano: l’età avanzata del caregiver, la mancanza di formazione, la gravità di malattia, il sospetto diagnostico ricevuto da un medico privato e il mancato ricorso a centri diurni o a CDCD. Anche le differenze territoriali emergono come elemento determinante nella percezione della qualità dei servizi.

Questi dati stimolano una riflessione sull’impatto di fattori culturali e dell’organizzazione socioassistenziale e territoriale, sulla qualità dell’assistenza alla persona con demenza e al suo caregiver, mettendo in luce come l’attuale organizzazione non riesca a rispondere in modo soddisfacente ai bisogni di informazione, cura e supporto di una larga parte della popolazione. I dati raccolti e le riflessioni formulate offrono spunti preziosi per orientare interventi mirati a migliorare la formazione dei caregiver, la fruibilità dei servizi e la loro equità territoriale, contribuendo a sostenere fisicamente, economicamente e psicologicamente sia le persone con demenza sia i loro caregiver.

 (Alice Paggetti)

Corsi/convegni e aggiornamenti dai siti web Immidem e Osservatorio Demenze

È disponibile il programma preliminare del XVIII Convegno “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza” che si terrà a Roma il 27 e il 28 novembre 2025.

Sono attualmente aperte le iscrizioni al Convegno, con termine il 12 novembre 2025, ed è possibile inviare abstract fino al 28 settembre 2025. Tutte le informazioni sono disponibili al seguente link.

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