Newsletter 9/2025
NEWSLETTER DELL’OSSERVATORIO DEMENZE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ – n.9/2025
In questo numero proponiamo un approfondimento sul tema della riserva cognitiva e su come la misurazione di questa dimensione possa consentire di approfondire al meglio il tema della prevenzione e della latenza nell’insorgenza della sintomatologia. Per le progettualità in corso condividiamo il Task 7.3 del progetto europeo JADE Health, che ha proprio l’obiettivo di agire a livello individuale sul tema della prevenzione della demenza. Nella successiva rubrica vengono riportati i dati sulla partecipazione ai corsi residenziali svolti presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sulla disseminazione ed implementazione della LG “Diagnosi e trattamento della demenza e del Mild Cognitive Impairment”. Si tratta della prima fase di questa specifica attività, che coinvolge direttamente 19 Regioni e Province Autonome. L’approfondimento della letteratura ha riguardato due articoli sulla prevenzione: il primo relativo alla stima della prevalenza regionale di 11 fattori di rischio modificabili, il secondo ad una lettura critica dei 21 Piani Regionali di Prevenzione. Infine, da pochi giorni è stato definito il programma finale del XVIII Convegno “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza”.
(Nicola Vanacore)
Approfondimenti tematici - La riserva cognitiva: un fattore chiave per la diagnosi precoce e la prevenzione secondaria
La riserva cognitiva è un concetto che è stato osservato già dagli anni ’80, quando alcuni ricercatori hanno notato che alcune persone che avevano mostrato funzionamento cognitivo preservato durante la vita presentavano post-mortem un evidente danno cerebrale tipico della malattia di Alzheimer. Questo fenomeno suggerisce dunque che il cervello sia in grado, in misura variabile, di compensare i danni dovuti alla patologia e mantenere il funzionamento cognitivo. Con il termine “riserva cognitiva” si intende quindi una proprietà del cervello che consente di ottenere prestazioni cognitive migliori di quanto ci si aspetterebbe in base al livello di danno cerebrale o all’età (Stern et al., 2022). La riserva cognitiva si sviluppa nel corso della vita ed è influenzata da fattori come istruzione, attività lavorativa, svolgimento di attività cognitivamente stimolanti e stile di vita. Negli ultimi decenni è inoltre emersa la distinzione tra riserva cognitiva, riserva cerebrale, e mantenimento cerebrale. Mentre la riserva cerebrale fornisce una sorta di “margine quantitativo” poiché riguarda gli aspetti strutturali del cervello, come volume cerebrale o densità neuronale, e il mantenimento cerebrale riguarda la capacità del cervello di preservare la sua struttura e funzione nel tempo, riducendo l’accumulo di danni cerebrali legati all’età e alla patologia, la riserva cognitiva coinvolge strategie funzionali e adattative che permettono di utilizzare al meglio le risorse disponibili. La riserva cognitiva rappresenta quindi un aspetto funzionale e compensativo che negli ultimi anni è stato indagato o valutato indirettamente attraverso diversi approcci. In particolare, la letteratura identifica tre principali modalità:
a) l’approccio residuo, che quantifica la riserva cognitiva come la discrepanza tra la performance cognitiva osservata e quella attesa sulla base non solo del danno cerebrale o dei biomarcatori neuropatologici, ma anche di fattori sociodemografici rilevanti;
b) l’approccio di imaging funzionale, che sfrutta tecniche per osservare direttamente i meccanismi cerebrali di compensazione e reclutamento di reti neurali, mostrando come individui con maggiore riserva cognitiva utilizzino il cervello in modo più efficiente o reclutino regioni alternative durante compiti cognitivi complessi;
c) l’approccio comportamentale, che usa proxy socio-comportamentali, come il livello di istruzione, la complessità dell’attività lavorativa e lo svolgimento di attività cognitivamente stimolanti, per stimare indirettamente la capacità del cervello di compensare i danni.
Questi tre approcci offrono una prospettiva complementare e permettono di comprendere meglio i meccanismi alla base della riserva cognitiva. Le evidenze suggeriscono inoltre che la riserva cognitiva può essere osservata anche in soggetti preclinici, aprendo la strada a strategie di monitoraggio precoce.
Per standardizzare la valutazione dei proxy comportamentali in Italia è stato sviluppato il Cognitive Reserve Index questionnaire (CRIq), disponibile gratuitamente online, che integra tre dimensioni principali (istruzione, lavoro e tempo libero), assegnando punteggi ponderati che permettono di ottenere un indice composito di riserva cognitiva.
Misurare la riserva cognitiva ha una notevole rilevanza clinica, poiché consente di migliorare l’identificazione precoce di individui con declino cognitivo con una performance cognitiva non clinica secondo i dati normativi, permettendo quindi di ottimizzare strategie di prevenzione secondaria.
(Alice Paggetti)
Progetti e piani strategici – La prevenzione della demenza a livello individuale: lo studio pilota nazionale nell’ambito del progetto JADE Health
La prevenzione della demenza è una priorità per la sanità pubblica europea, vista la crescente incidenza e l’impatto socio-economico. Una parte significativa dei casi potrebbe essere evitata intervenendo sui fattori di rischio modificabili, in particolare quelli legati agli stili di vita. The Lancet Commission on Dementia Prevention, Intervention and Care (2024) e le linee guida WHO on Risk Reduction of Cognitive Decline and Dementia (2019) sottolineano l’importanza di interventi individuali e di popolazione per ridurre l’incidenza e ritardare l’insorgenza di queste condizioni.
In questo contesto si inserisce JADE Health, progetto europeo che coinvolge 17 Paesi e si articola in 10 Work Package (WP). Il WP7, dedicato alla prevenzione, è guidato dall’Istituto Superiore di Sanità. All’interno del WP7, il Task 7.3 prevede un intervento pilota focalizzato sulla prevenzione individuale, intesa come promozione dell’autonomia degli individui nella gestione della propria salute e dei fattori di rischio modificabili.
L’obiettivo del Task 7.3 è sviluppare, implementare e valutare un toolkit formativo e informativo evidence-based sulla prevenzione della demenza e dell’ictus. Il toolkit supporta i professionisti sanitari nel guidare gli individui in studio e i loro accompagnatori nella gestione dei fattori di rischio e nell’adozione di comportamenti preventivi. Il pilota italiano coinvolge persone con declino cognitivo soggettivo o Mild Cognitive Impairment, individui con storia di TIA o ictus minore e i loro accompagnatori. I centri partecipanti comprendono gli IRCCS della Rete delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione (RIN), l’Università di Modena e Reggio Emilia e l’IRCCS AOU di Bologna.
L’attività prevede due componenti principali: la parte quantitativa con raccolta dati alla baseline e al follow-up su fattori di rischio e valutazioni su accettabilità, fattibilità, utilità percepita e usabilità del toolkit; la parte qualitativa con focus group online per esplorare percezioni, barriere e facilitatori all’uso degli strumenti informativi.
Attraverso questa attività sarà possibile approfondire la conoscenza della distribuzione dei fattori di rischio modificabili nel campione arruolato e testare il toolkit, che fornirà strumenti pratici per i professionisti e materiali educativi per gli individui in studio e i loro accompagnatori, promuovendo comportamenti preventivi e una maggiore autonomia nella gestione della propria salute.
(Guido Bellomo)
Notizie dal Fondo Alzheimer e Demenze 2024-26 – La disseminazione e l’implementazione della Linea Guida a livello regionale
Proseguono le attività dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nell’ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2024-2026, dedicate alla disseminazione e implementazione dei contenuti della linea guida “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” come già illustrato nelle Newsletter n. 1/2025 e n. 7/2025.
Nel mese di ottobre si è svolto l’ultimo degli otto corsi di formazione previsti, due dedicati alla disseminazione e tre all’implementazione, replicati in due edizioni, questi ultimi rivolti alle tre tipologie di struttura: Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD), Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e Centri Diurni (CD). Hanno partecipato ai corsi 46 professionisti per la disseminazione e 102 per l’implementazione, provenienti da 19 regioni italiane. In merito alle attività di implementazione, sono stati coinvolti 21 CDCD, 17 RSA e 18 CD, per un totale di 56 strutture. Ognuna di queste strutture ha un anno di tempo dal termine della formazione di cui sopra per procedere nell’organizzazione delle attività di implementazione delle raccomandazioni della Linea Guida nella propria struttura, attraverso l’utilizzo del toolkit fornito dall’ISS.
In aggiunta, saranno inoltre tenuti a svolgere un corso di formazione sullo stesso tema presso un’altra struttura della stessa tipologia, situata nella stessa regione, che dovrà a sua volta implementare le raccomandazioni della Linea Guida. Questo approccio a cascata permetterà di coinvolgere almeno 112 strutture su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di raccogliere tutti i dati entro e non oltre la metà del 2027 in modo da poter elaborare una sintesi entro la fine dello stesso anno.
Tutte le attività sono supportate da riunioni periodiche, che coinvolgono ciascun gruppo di lavoro regionale, e da un servizio di helpdesk dedicato, facilitando così la condivisione degli aggiornamenti sull’avanzamento delle attività e favorendo il confronto tra le diverse realtà coinvolte.
Al fine di raggiungere e coinvolgere il maggior numero di strutture e professionisti sanitari, è stato realizzato anche un percorso breve di implementazione. Quest’ultimo prevede una formazione in videoconferenza, in tre appuntamenti, uno per ogni tipologia di struttura (CDCD, RSA e CD) programmati per l’anno 2026. Per maggiori informazioni o un’eventuale richiesta di partecipazione, scrivere un’email al seguente indirizzo: helpdesk.lgdem@iss.it.
(Elisa Fabrizi)
News dalla letteratura scientifica – La prevenzione della demenza a livello di popolazione: quali strategie di implementazione?
La demenza non è un destino inevitabile. Oggi sappiamo che circa il 40% dei casi potrebbe essere prevenuto o ritardato, agendo su fattori di rischio modificabili come ipertensione, sedentarietà, isolamento sociale e bassa scolarizzazione. Ma come si traduce questa conoscenza in strategie di prevenzione concrete, accessibili e realmente efficaci per la popolazione?
Due recenti studi pubblicati su The Journal of Prevention of Alzheimer’s Disease ci aiutano a rispondere a questa domanda, offrendo uno sguardo complementare sulla situazione italiana.
Stime del rischio e priorità d’intervento
Il primo studio ha stimato, grazie ai servizi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, la quota di casi di demenza attribuibile a 11 fattori di rischio nel contesto italiano. I risultati indicano che una quota importante di casi di demenza, fino al 39,6%, potrebbe teoricamente essere prevenuta grazie a politiche sanitarie e sociali mirate.
Le azioni più impattanti? Migliorare l’istruzione nelle fasce più giovani e affrontare l’isolamento sociale e la depressione, in modo trasversale. Prevenire l’ipertensione e l’obesità e ridurre l’inattività fisica, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Lo studio sottolinea che questi interventi contribuiscono anche alla prevenzione di altre malattie croniche, moltiplicando i benefici per la salute pubblica.
Cosa fanno le Regioni italiane
Il secondo studio ha analizzato i Piani Regionali della Prevenzione (PRP) delle 21 Regioni italiane e PA. Obiettivo: verificare se e come la prevenzione della demenza sia stata integrata nelle politiche sanitarie locali.
I risultati mostrano un quadro disomogeneo: la demenza è spesso affrontata come sottotema della prevenzione cardiovascolare o della promozione dell’attività fisica. Manca quasi ovunque un approccio sistematico e integrato alla prevenzione della demenza come priorità autonoma, sostenuta dalle recenti evidenze sui molteplici fattori di rischio potenzialmente modificabili.
Verso una strategia nazionale
Questi studi evidenziano una doppia necessità: da un lato, tradurre l’evidenza scientifica in azioni strutturate, dall’altro superare le disuguaglianze territoriali nell’accesso alle iniziative di prevenzione.
Una vera strategia nazionale dovrebbe:
- Promuovere ambienti favorevoli alla salute cognitiva;
- Includere la demenza nei piani di prevenzione e invecchiamento attivo;
- Sostenere le Regioni con linee guida chiare e risorse dedicate;
- Coinvolgere la comunità, le scuole, i centri sociali e i servizi sociosanitari.
Prevenire la demenza è possibile. Ma serve una visione condivisa, centrata sulla persona e sul territorio.
(Simone Salemme)
Corsi/convegni e aggiornamenti dai siti web ImmiDem e Osservatorio Demenze
È ora disponibile il programma scientifico del XVIII Convegno “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza” che si terrà nei giorni 27 e 28 novembre 2025 a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità. Tutte le informazioni sono disponibili al seguente link.


