Newsletter 4/2025
NEWSLETTER DELL’OSSERVATORIO DEMENZE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ – n.4/2025
In questo quarto numero della Newsletter viene presentato il documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulle evidenze scientifiche disponibili e sulle principali criticità conoscitive sul tema della demenza nei rifugiati e nei migranti al fine di elaborare specifiche strategie di sanità pubblica. Il secondo contributo illustra le sette priorità definite dall’OMS nel Piano globale della demenza, recentemente prorogato fino al 2031. La proroga si è resa necessaria a causa del grave ritardo nell’attuazione delle azioni previste nella maggior parte dei Paesi, inclusa l’Italia. Nella rubrica sull’aggiornamento dei lavori del Fondo per l’Alzheimer e Demenze 2024-2026 si descrive l’attività in corso della Linea strategica 1, quella relativa al potenziamento della diagnosi precoce nelle diverse realtà regionali. L’attività prevede il follow-up di coorti di persone con Mild Cognitive Impairment (MCI), per monitorarne l’eventuale progressione verso la demenza e di mettere in relazione questa condizione con la presenza o meno dei fattori di rischio modificabili. Dalla letteratura scientifica emerge una scoping review sulle strategie di prevenzione primaria della demenza attuate in Inghilterra, con una distinzione tra quelle basate su un approccio di popolazione e quelle individuali. Si tratta di un tema cruciale per le decisioni che i responsabili delle politiche sanitarie devono prendere in merito all’impiego di risorse economiche e umane. Infine, si segnala la call for abstract per il XVIII Convegno “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza” che si terrà a Roma il 27 e 28 novembre 2025.
(Nicola Vanacore)
1. Approfondimenti tematici – Il documento OMS sul tema demenza nelle popolazioni rifugiate e migranti
Il 31 marzo 2025, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il rapporto Dementia in refugees and migrants: epidemiology, public health implications and global response, sesto capitolo della serie Global Evidence Review on Health and Migration (GEHM). Il documento, redatto con il coordinamento dell’Immidem Study Group, sintetizza le più recenti evidenze scientifiche e le principali lacune conoscitive sul tema della demenza tra rifugiati e migranti, un’area destinata ad acquisire crescente rilevanza in considerazione dell’invecchiamento globale della popolazione e dell’impatto sempre più marcato delle crisi umanitarie sulle fasce anziane.
Il rapporto presenta i risultati di una scoping review condotta su letteratura scientifica e grigia, che ha permesso di raccogliere e analizzare 147 studi originali e 39 documenti di policy, mappati secondo le sette aree di intervento previste dal Global action plan on the public health response to dementia 2017–2025.
Le evidenze attualmente disponibili confermano che un numero crescente di rifugiati e migranti convive con quadri di demenza nei Paesi ospitanti, e potrebbe necessitare di risorse sanitarie locali adattate alle proprie specifiche esigenze. Migrazione e sfollamento forzato sembrano incidere su numerosi aspetti dell’assistenza alla demenza, dalla prevenzione alla riduzione del rischio, dalla diagnosi alla presa in carico. Complessivamente, rifugiati e migranti appaiono esposti a maggiori disuguaglianze nell’accesso alle cure e ai servizi di supporto.
Alla luce di tali evidenze, il documento propone una serie di raccomandazioni utili alla definizione di politiche sanitarie mirate. È essenziale che rifugiati e migranti siano inclusi negli impegni globali in materia di salute e demenza. A tal fine, occorre aumentare il livello di conoscenza e consapevolezza della malattia in queste popolazioni, contrastare lo stigma e facilitare l’accesso ai servizi. È altresì necessario sviluppare e implementare percorsi di cura integrati, sensibili alle diversità culturali, sostenere le persone che prestano assistenza, e promuovere strategie di riduzione del rischio personalizzate. Infine, i bisogni sanitari di rifugiati e migranti con demenza, in particolare nelle situazioni di emergenza umanitaria, devono essere pienamente riconosciuti e adeguatamente affrontati.
(Marco Canevelli)
2. Progetti e piani strategici – Demenza: una priorità globale di salute pubblica da oggi al 2031
Nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha adottato il Global action plan on the public health response to dementia (2017–2025), riconoscendo la demenza come una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo.
Con oltre 55 milioni di persone nel mondo che vivono con una forma di demenza – e un numero destinato a triplicarsi entro il 2050 – il piano rappresenta una chiamata all’azione rivolta a tutti i Paesi, affinché garantiscano interventi concreti, coordinati e centrati sulle persone.
Una nuova estensione per non lasciare indietro nessuno
Il 23 maggio 2025, durante la 78ª Assemblea Mondiale della Sanità a Ginevra, è stata approvata un’estensione di sei anni del Piano Globale, che ora sarà attivo fino al 2031. La decisione è arrivata dopo una raccomandazione formale del Comitato Esecutivo dell’OMS lo scorso febbraio.
Questa estensione si fonda su un dato allarmante: nessuno degli obiettivi del piano è oggi sulla buona strada per essere raggiunto. Allo stesso tempo, il bisogno di azione è ancora più urgente, soprattutto a fronte dell’invecchiamento demografico che interessa gran parte del mondo.
Sette priorità per agire
Il Piano dell’OMS definisce sette aree strategiche:
Riconoscere la demenza come priorità di salute pubblica;
Aumentare consapevolezza e comprensione;
Ridurre il rischio con azioni di prevenzione;
Garantire diagnosi precoce e assistenza continua;
Sostenere chi si prende cura: i caregiver;
Rafforzare i sistemi informativi;
Promuovere la ricerca, anche nei Paesi con meno risorse.
E l’Italia?
L’Italia ha avviato un Piano Nazionale Demenze nel 2014, ma la sua implementazione è ancora disomogenea sul territorio. L’estensione del Piano OMS fino al 2031 rappresenta un’occasione da non perdere per rafforzare l’impegno nazionale e regionale, colmando le disuguaglianze e integrando la demenza nelle strategie per l’invecchiamento sano.
Un impegno che riguarda tutti
Il Piano dell’OMS è più che un documento: è una visione di dignità, equità e responsabilità condivisa. Parlare di demenza oggi significa agire per un futuro in cui le persone con disturbi cognitivi, e chi le accompagna, trovino ascolto, cura e riconoscimento.
(Simone Salemme)
3.Notizie dal Fondo Alzheimer e Demenze 2024-26 – Ruolo dei fattori di rischio modificabili nella conversione da MCI a demenza. Stima del rischio con analisi pooled delle subcoorti regionali nel contesto dei progetti della Linea strategica 1
Il Global action plan on the public health response to dementia 2017-2025 dell’OMS annovera la prevenzione della demenza tra le sette azioni prioritarie che le policy devono considerare per far fronte alla demenza. L'importanza di agire sui fattori di rischio modificabili è sottolineata nelle linee guida dell’OMS “Risk reduction of cognitive decline and dementia” del 2019.
La legge di bilancio 2021 ha finanziato per la prima volta con 15 milioni di euro, per il triennio 2021-2023, cinque linee strategiche (LS) dedicate a attività progettuali delle 21 Regioni e PA italiane: 1) Potenziamento della diagnosi precoce del DNC lieve/MCI; 2) Diagnosi tempestiva del DNC maggiore; 3) Sperimentazione e diffusione di interventi di telemedicina; 4) Sperimentazione e diffusione di interventi di teleriabilitazione; 5) Sperimentazione e diffusione di trattamenti psico-educazionali, cognitivi, psicosociali. I risultati dei progetti, presentati nel gennaio 2024 in un Convegno dedicato presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono pubblicati in un Report nazionale e in 21 Report regionali disponibili sul sito dell’Osservatorio demenze.
La legge di bilancio 2024 ha rinnovato il Fondo destinando 4,9 milioni di euro per il 2024, e 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Le LS del nuovo Decreto del Ministero della Salute, di concerto con il MEF, ripercorrono quelle del primo Fondo, con lo scopo di consentire una continuità nella progettazione delle attività per ottimizzarne gli effetti in termini di Sanità pubblica regionale e nazionale.
In particolare, 13 Regioni hanno manifestato la volontà di partecipare alla LS1 del nuovo Fondo: “Potenziamento della diagnosi precoce del disturbo neurocognitivo (DNC) minore/Mild Cognitive Impairment (MCI) e sviluppo di una carta del rischio cognitivo per la pratica clinica, mediante investimenti, ivi incluso l’acquisto di apparecchiature sanitarie, consolidando il rapporto con i servizi delle cure primarie e proseguendo nell’osservazione dei soggetti con DNC/MCI arruolati fino all’eventuale conversione a demenza”.
Nove di queste Regioni hanno già partecipato a questa attività nel Fondo 2021-23, arruolando coorti di persone con MCI e raccogliendo, con modalità eterogenee, dati anamnestici, clinici, di comorbidità, oltre che relativi a fattori di rischio, modificabili e non, per lo sviluppo di demenza.
L’obiettivo dell’attuale progetto è quello di valutare l’influenza dei 14 fattori di rischio modificabili per demenza (Lancet Commission 2024) sulla eventuale progressione a demenza, osservata nel follow-up, in persone con MCI. La stima del rischio di conversione sarà anche valutata a livello locale mediante l’uso di carte del rischio individuale.
In ciascuna Regione, i CDCD partecipanti implementeranno il proprio protocollo, definito sulla base dello specifico contesto operativo ma, al fine di ottimizzare e dare valenza nazionale ai risultati, è stato messo a punto, nel corso di riunioni con i Referenti regionali al tavolo demenze, coordinate dall’Osservatorio demenze dell’ISS, un database comune (Case Report Form-CRF) contenente un Minimum di dati da raccogliere per consentire poi una analisi globale standardizzata.
Le Regioni analizzeranno dunque, se disponibili, i dati raccolti nelle coorti MCI arruolate per il Fondo 2021–23 oltre ai dati delle coorti incidenti raccolte durante il Fondo 2024–26. I risultati saranno inviati, sotto forma di dati aggregati, all’Osservatorio demenze dell’ISS che condurrà una meta-analisi/analisi pooled a livello nazionale delle subcoorti regionali di persone con MCI, con la finalità di stimare la conversione a demenza in relazione ai fattori di rischio.
Tali evidenze sanno inoltre di supporto per la definizione delle azioni nella redazione dei futuri Piani Regionali di Prevenzione e del Piano Nazionale della Prevenzione 2026-2030, oltre che per l’aggiornamento dei PDTA regionali ed aziendali.
(Nicoletta Locuratolo)
4.News dalla letteratura scientifica – La prevenzione primaria della demenza in Inghilterra
In una recente scoping review pubblicata su BMJ Public Health, Walsh e colleghi hanno individuato una serie di documenti di policy, prodotti a livello nazionale e locale in Inghilterra, relativi alla prevenzione primaria della demenza. In totale, sono stati analizzati 79 documenti, suddivisi in quattro gruppi in base a due criteri: il target dell’intervento (popolazione generale vs. individuo) e il livello di impegno richiesto alle autorità sanitarie (maggiore vs. minore).
Dall’analisi emerge che il 67% dei documenti riguarda interventi di prevenzione primaria rivolti alla popolazione generale. Di questi, il 27,8% richiede un elevato impegno da parte delle autorità sanitarie, mentre il 39,2% ne richiede uno minore. I documenti mirati a interventi individuali rappresentano il restante 33%, con un impegno maggiore nel 19,1% dei casi e minore nel 13,9%. Queste evidenze forniscono un quadro strategico importante per comprendere come l’adozione di politiche di prevenzione primaria possa contribuire a ridurre il numero di casi di demenza nelle prossime decadi. È noto, infatti, in ambito epidemiologico, che la maggior parte dei futuri casi di demenza proviene da un’ampia fascia di popolazione a rischio basso o assente, piuttosto che da un gruppo ristretto ad alto rischio. Ciò suggerisce che gli interventi a livello di popolazione, mirati a ridurre il rischio per tutti, abbiano un potenziale maggiore nel diminuire la prevalenza complessiva della demenza rispetto agli approcci focalizzati esclusivamente sui soggetti ad alto rischio. In questa prospettiva, gli interventi di prevenzione primaria rivolti alla popolazione si inseriscono in un approccio di politica sanitaria pubblica, mentre quelli individuali riflettono un orientamento più strettamente biomedico. Il tema si intreccia inoltre con quello delle evidenze scientifiche sulle strategie di prevenzione non solo primaria, ma anche secondaria, rivolte cioè a popolazioni con deficit cognitivi isolati. Gli autori concludono evidenziando come, in Inghilterra, vi sia un bilanciamento tra politiche di prevenzione primaria rivolte alla popolazione generale e interventi mirati agli individui. Sottolineano inoltre che interventi di popolazione a basso impatto, di natura legislativa o fiscale (come le politiche sulle tassazioni), potrebbero rafforzare l’efficacia delle strategie di prevenzione e contribuire alla riduzione delle disuguaglianze sanitarie.
Il tema della prevenzione della demenza è di grande attualità anche in Italia, non solo per i numerosi progetti in corso – tra cui quelli sostenuti dal Fondo per l’Alzheimer e le Demenze e dalla Joint Action JADE Health – ma soprattutto in vista della redazione del futuro Piano Nazionale della Prevenzione, che guiderà la definizione dei prossimi Piani regionali.
(Nicola Vanacore)
5.Corsi/convegni e aggiornamenti dai siti web Immidem e Osservatorio Demenze
Vi ricordiamo che è aperta la call for abstract per il XVIII Convegno “I Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze e la gestione integrata della demenza” che si terrà a Roma il 27 e 28 novembre 2025. Gli abstract possono essere inviati tramite procedura on-line disponibile a questo link entro il 9 settembre 2025.