Demenze

Invecchiamento cerebrale e demenze: c'è un legame?

Il processo di invecchiamento porta con sé alcune inevitabili conseguenze: i capelli ingrigiscono, la pelle raggrinzisce e le arterie si induriscono, compaiono i dolori alle articolazioni, si indeboliscono vista e udito. Allo stesso modo, avviene anche l’invecchiamento cerebrale. Le persone anziane spesso lamentano che la memoria è diminuita nel corso degli anni, e se da un lato ricordano con maggior chiarezza gli eventi del passato, dall'altro tendono a dimenticare quelli più recenti; ricordare i nomi e trovare “la parola giusta" può essere un problema, anche se tornano alla mente in un secondo momento, e diminuisce la capacità di imparare cose nuove. Queste caratteristiche dell'età avanzata sono comuni ma non patologiche perché, pur essendo fastidiose, non interferiscono con la vita quotidiana: dimenticare ad esempio dove si tengono le chiavi non ha conseguenze gravi.  

La demenza NON è però una "normale vecchiaia". Se con l'avanzare degli anni un lieve declino delle capacità cognitive avviene nella maggior parte delle persone a causa dell’invecchiamento cerebrale, quando il declino si aggrava fino a diventare una importante perdita intellettiva vuol dire che è in atto un processo patologico.  

È generalmente a questo punto che il paziente o la sua famiglia si recano dal medico, perché l’inizio lento e graduale dei disturbi passa spesso inosservato come parte del normale processo di invecchiamento. Nei pazienti affetti da demenza, la perdita delle capacità intellettuali progredisce a tal punto da non riuscire a ricordare dove hanno conservato gli oggetti di valore, e devono cercare a lungo per ritrovarli; oppure non riescono a ricordare i nomi dei propri figli o nipoti, ripetono le stesse domande e occasionalmente dimenticano di aver mangiato o perdono l'orientamento fuori casa. A volte possono verificarsi cambiamenti nel comportamento o nella personalità.

Pur essendo una componente importante della vita quotidiana, la perdita di memoria non è però l'unico modo in cui compare la demenza, che può insorgere come conseguenza di molte condizioni che colpiscono il cervello. Tra le cause più frequenti vanno ricordate:

 

Come avviene la diagnosi 

La diagnosi per la demenza coinvolge solitamente un'équipe composta da neurologo, geriatra, psichiatra e neuropsicologo. La valutazione prevede una serie di fasi con durata variabile, in quanto non esiste un singolo esame che confermi o escluda la diagnosi. Sono infatti necessari una serie di esami che vengono richiesti a diversi livelli nelle diverse fasi del processo diagnostico: la diagnosi di demenza si basa infatti su una dettagliata anamnesi, sull’esame neurologico del paziente, sui risultati dei test neuropsicologici, di esami del sangue e neuroradiologici (Risonanza Magnetica o TC). Oltre a ciò lo specialista può ritenere necessario, in caso di persistenza di dubbio, effettuare altri esami di secondo livello.

Pur essendo più frequente in età avanzata, la demenza non è tuttavia una malattia inevitabile. Esistono infatti fattori di rischio - condizioni che aumentano la probabilità di sviluppare la malattia – e fattori protettivi, che riducono tale probabilità. Entrambi possono essere modificabili o meno

Tra i fattori di rischio non modificabili rientrano:

  • l’età e il sesso: la demenza colpisce solitamente le persone anziane e, nel caso per esempio della demenza di Alzheimer, in maggioranza le donne. In una piccola percentuale di casi (4-6%) colpisce le persone sotto i 65 anni: si parla in questo caso di demenza ad esordio precoce (o early-onset);
  • l’ereditarietà: anche se possono verificarsi più casi in una famiglia, i casi di demenza con predisposizione genetica sono solo l’1-2%.

Tra i fattori di rischio modificabili rientrano:

  • la salute perinatale: alcuni comportamenti materni in gravidanza (uso di tabacco, consumo di alcol o droghe) possono influire sul feto, così come alcune malattie metaboliche (ipotiroidismo e diabete);
  • l’istruzione: gli anni di educazione formale e informale aumentano la cosiddetta “riserva cognitiva" di una persona, con effetto protettivo dalla demenza in età avanzata;
  • la depressione: la presenza di depressione in età avanzata aumenta il rischio di demenza. A volte i sintomi depressivi possono imitare quelli della demenza: in questo caso si parla di pseudodemenza, uno stato reversibile che migliora con le terapie antidepressive;
  • il fumo e l’alcool: entrambi aumentano il rischio per demenza;
  • ipertensione e diabete aumentano il rischio di demenza e dunque devono essere opportunamente diagnosticati e trattati

  • la perdita di udito rappresenta un fattore di rischio di demenza; è dunque fondamentale correggere tale problematica valutando l’uso di protesi acustiche

  • l’attività fisica: i suoi effetti benefici sono molti e ben documentati: riduzione della pressione arteriosa, della glicemia, dell'obesità e del colesterolo, miglioramento delle funzioni cerebrali. Si stima una riduzione del rischio fino al 40%;
  • l’attività cognitiva: un’adeguata stimolazione intellettiva migliora la riserva cognitiva e mantiene attive le funzioni cerebrali: hobby, gioco delle carte, parole crociate, letture e attività sociali in genere.